PERCHE’ NON CREDO NELLA MASSONERIA
Di Emilio Francesco Graaz
La Segretezza
Quando entrai nella massoneria ero, forse troppo ingenuamente, convinto che essa trattasse del bene dell’umanità e lavorasse coscienziosamente al progresso e allo sviluppo della moralità e della spiritualità degli uomini.
Amaramente, e con disgusto, da massone scoprii che ciò non era che un paravento, una facciata esterna per coprire tutt’altro, come la tutela e la salvaguardia dell’interesse di un elite ristretta di persone.
In un primo momento mi spiegarono la necessità che l’operato dei massoni dovesse essere segreto. La massoneria si nascondeva infatti dietro oscure e fittizie associazioni culturali come “l’associazione Galileo Galilei” o “Il Centro Sociologico Italiano” che in realtà non esistevano se non come nome che fungesse da copertura all’obbedienza massonica.
I motivi che mi addussero a giustificare tale segretezza erano che il sapere massonico, così importante, non poteva cadere nelle mani di persone di dubbia moralità né tantomeno finire nelle menti di chi, non iniziato e pertanto non così evoluto, non era atto a intendere e comprendere appieno la portata di questa somma conoscenza che loro vantano di detenere.
Il discorso sembra, per certi versi, perfino filare liscio se non fosse che esso è completamente fallace.
Poniamo che per esempio io voglia nascondere il segreto delle equazioni di quinto grado alla gente e io crei una setta di matematici che ne nascondono il segreto ai non matematici.
Le mie ragioni sono che, se di primo acchito gettassi tale segreto nelle mani sbagliate, le persone non mi capirebbero, poiché non hanno tali sufficienti conoscenze per comprendere ed anzi forse, proprio per ciò, susciterei l’effetto opposto: quello di fargli odiare la matematica.
Forse all’inizio, agli albori di questa mia operazione, avevo intenti perfino nobili, casomai mi ripromettevo di preparare le persone a piano piano, enunciando gradualmente la teoria dei numeri primi, delle equazioni di primo grado e così via in modo che un giorno tutti capissero.
Poi però succede qualche cosa: la potenza di queste equazioni che io solo detengo nella mia setta, la loro eleganza, la loro bellezza e soprattutto la loro potenza di risolvermi infiniti problemi, decido di non metterla al servizio di tutti. Certamente se queste mi garantiscono il potere di intervenire sulla realtà non vedo perché dividere questo potere con gli altri, questa ricchezza e potenza è bene che rimanga solo mia. Ecco che allora invece di diminuire la distanza fra non matematici e matematici la aumento e sostengo che io e il mio gruppo siamo i soli capaci di intendere la matematica.
Si comprende bene le origini psicologiche di queste operazioni, che a mio parere possono stare alla base dell’operato massonico.
Io non credo che tutti siano così inebetiti come intendono loro, semmai loro vogliono mantenere tutti nello stato di incoscienza per continuare a dividersi fra se soli il pane meglio lievitato.
Tutti possono comprendere le equazioni di quinto grado, dico tutti. Per gradi a tutti si potrebbe enunciare e far capire la bellezza e la meraviglia della matematica.
Non si nasce iniziati. Socrate rifiutò di entrare nei misteri Eleusini proprio perché sarebbe stato costretto poi a non insegnare agli altri ciò che avrebbe compreso all’interno.
Platone, in un celebre dialogo, per dimostrare che la conoscenza è in tutti e per tutti, e che non esistono distinzioni fra sapienti e non sapienti, fa chiamare da Socrate un semplice servo illetterato e per gradi gli fa comprendere, ed anzi lo fa dedurre a lui, il teorema di Pitagora.
La segretezza la reputo come qualcosa di abominevole. Non credo che nessuna conoscenza possa chiamarsi tale se non è al servizio e per il bene di tutti.
La conoscenza non deve essere di un elite e se questa elite ha maggior conoscenza, anche fosse per maggior virtù e intelligenza, non per sé deve tenerla ma per curare il male e la sofferenza altrui, poiché chi ha più potere e sapienza deve in egual misura essere più responsabile degli altri e farsi carico di chi ha meno di lui.
Se così importante e bella, così nobile e giusta la conoscenza dei massoni perché non organizzano convegni e conferenze apertamente sulle loro conoscenze? Tante di quelle conoscenze anche esoteriche, ermetiche, che loro detengono, sono d’un fascino di rara specie. Perché non enunciano alle genti il sapere se lo posseggono?
La risposta, lo dico da ex massone, è che essi vogliono così legittimare la loro oligarchia, per essere gli unici a godere di privilegi e conoscenze.
Ma io dico, come dice Gesù nel vangelo, a che serve la luce se la nascondi sotto il tavolo?
La luce va tenuta alta affinché tutto illumini.
Ed io vi dico che non vi è nessun segreto che non possa essere conosciuto. Se uno infatti volesse sapere, ricercando in ogni dove, nei libri e nell’altrui esperienza, troverebbe tutto.
Se vogliamo impedire ai massoni di continuare a sollazzare con la nostra ignoranza io vi dico, informiamoci, informatevi, poiché non vi è nulla che non possiamo sapere con l’indagine. Tutti i loro simboli si possono non solo conoscere ma anche comprendere, tutto il loro operato va conosciuto e messo sotto la luce del sole.
Perché loro amano tanto la segretezza? Si vantano di venerare il sole, la luce, l’oriente e alla fine non fanno altro che stare in ombra, nell’oscurità.
La verità è che essi sono invisi alla luce. Poiché chi vive nell’ombra ama le tenebre e non prova nessun amore per la luce.